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Psicologia e Salute Mentale

Aggiornamento: 14 nov 2019



Con grande sconforto abbiamo assistito all'approvazione della DGR 30: delibera regionale che, dopo due anni di serrata opposizione da parte di organizzazioni professionali, associazioni di utenti e familiari, enti gestori pubblici e privati, sindacati, singoli operatori del settore e cittadini interessati, dopo ben due ricorsi vinti al TAR ha avuto il definitivo via libera sotto il nuovo nome di DGR 29. La delibera, la cui entrata in vigore è stata sospesa dall’attuale giunta regionale (http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=77262), prevede la riorganizzazione dell'intera filiera dei servizi di salute mentale del Piemonte secondo un modello spersonalizzante e tecnocratico, del tutto incapace di (o resistente a) confrontarsi con la complessità, prismaticità e - per certi versi – inafferrabilità della cosiddetta “malattia mentale”. La psicologia sa, anche attraverso l'esperienza di colleghi impiegati da anni (anche se con un ruolo non riconosciuto e dequalificato) nel settore, che i pazienti psichiatrici, per essere aiutati, hanno bisogno di interventi multipli, non solo di tipo assistenziale, ma soprattutto di impronta terapeutica e riabilitativa. La delibera, invece, riducendo e squalificando la cura del paziente psichiatrico a mero intervento di custodia e badanza, stabilisce la riduzione drastica di tutto il personale riabilitativo, con la conseguente più o meno totale espulsione degli psicologi dalle equipe curanti.

Unico vantaggio della triste vicenda legislativa è stato il riaccendersi di un dibattito sulla Salute mentale ormai sopito da anni. Compito dell'Ordine è quello di raccogliere e portare avanti le riflessioni scaturite da tale dibattito, cercando soprattutto di dare risposta alla seguente domanda:

quale idea di Salute Mentale dovrebbe guidare un processo di riordino dei servizi che tutti, oggi, riteniamo necessario? Quale ruolo può svolgere la psicologia in tale processo e quale posto potrebbe assumere lo psicologo nel nuovo modello?

· Finalità:

Ripensare il ruolo della psicologia nel contribuire all'attuazione di un modello di Salute Mentale che pone al centro la persona e non la malattia:

i percorsi di cura non possono limitarsi al controllo dei sintomi e dei comportamenti, ma devono mirare all’evoluzione personale dei pazienti, raggiungibile soltanto nel pieno rispetto della loro soggettività e dignità, attraverso interventi che promuovano l’inclusione sociale, lo sviluppo di interessi e talenti individuali, l'accesso ad una buona qualità di vita. Al tempo stesso, è necessario mettere in campo strategie di lunga durata rivolte sia alla popolazione che al personale curante, volte a contrastare – attraverso un'attenta e costante analisi critica – i rischi di emarginazione, istituzionalizzazione, stigmatizzazione del “malato mentale”.

Azioni:

1) Costituire un gruppo di lavoro permanente che garantisca una riflessione costante sulla Salute mentale piemontese e sul ruolo che in essa potrebbe svolgere la psicologia;

2) promuovere, presso i Servizi e la popolazione, iniziative che favoriscano lo sviluppo di una cultura della Salute Mentale improntata ai seguenti principi:

- centralità della persona e dei suoi bisogni specifici;

- centralità del territorio e del Servizio Pubblico;

- tempestività della presa in carico, con il coinvolgimento di tutto il nucleo familiare;

- percorsi di cura individualizzati, concordati con l'utente ed eventualmente con le persone per lui significative;

- inserimento strutturale dei servizi di etnopsichiatria ed etnopsicologia nel Servizio pubblico;

- centralità dell'inclusione sociale di tutti gli utenti, garantita attraverso il diritto a casa e lavoro;

- arricchimento del territorio con luoghi e progetti che incentivino lo sviluppo di interessi personali e relazioni sociali.

3) vigilare sull'adozione di ulteriori provvedimenti volti a consolidare l'attuale modello, improntato all'omologazione dei servizi e dei percorsi, alla sostituzione della cura con la custodia, alla burocratizzazione dei rapporti nelle relazioni d'aiuto; in caso di necessità, organizzare azioni di contrasto e iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza;

4) promuovere, anche finanziariamente, ricerche innovative e sperimentazioni di possibili strategie di cura coerenti con i principi sopra delineati.

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