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Lo Psicologo negli "Ambiti Emergenti"

Aggiornamento: 14 nov 2019



In quanto professionisti che operano nel campo della salute, noi psicologi abbiamo costantemente a che fare con il tema del “cambiamento”, secondo una duplice accezione: il nostro, personale e professionale; quello dei pazienti che, varcando la soglia dei nostri studi, ci chiedono di sostenerli in un cambiamento possibile, realizzando scenari migliori e aumentando i loro gradi di libertà.

🔴 Il mondo di oggi si trasforma in maniera sempre più rapida e repentina, lasciando affiorare la necessità di trasportare questa dimestichezza e familiarità con il cambiamento e l'adattamento flessibile in un contesto più ampio. A noi psicologi è richiesto uno sforzo in più, un movimento di rinnovamento, volto a far fronte alle esigenze che questo nuovo contesto sociale, storico e culturale ci impongono. È indispensabile ripensare alla psicologia e alle sue forme, a nuovi modelli e riferimenti epistemologici, ridefinire il nostro lavoro e sviluppare ulteriori competenze per far fronte a nuovi bisogni emersi. La stessa legge 3/2018, che colloca la professione dello psicologo tra le professioni sanitarie, ha fatto si che ogni intervento psicologico abbia un riferimento clinico, aldilà dell'ambito in cui viene espletato. Ciò vuol dire che la nostra professione acquisisce una “piena responsabilità sociale”, uscendo dal proprio studio o ambulatorio pubblico/privato e diventando “il contenitore per ogni tipo di intervento” (Quaderni CNOP, settembre 2019). Come evidenziato da una recente indagine del CNOP (2019) risulta, infatti, necessario promuovere una corretta (e “rinnovata”!) definizione della figura dello psicologo negli “ambiti emergenti”, estendendo i nostri orizzonti e ampliando le nostre vedute. Vediamoli nello specifico.


➡️ PSICOLOGIA IN AMBITO EMERGENZIALE Il 3 giugno 2010, il Consiglio dell'Unione Europea invita gli stati membri a includere l'intervento psicosociale nelle varie fasi di gestione dei rischi e delle emergenze (prevenzione, intervento e riabilitazione), intendendo con il termine “emergenza” tutte quelle situazioni impreviste ed improvvise, potenziali minaccia per l'integrità fisica e psichica di un singolo individuo e/o di una intera comunità. Nel 2013, il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi definisce, per la prima volta, la figura dello “Psicologo dell'emergenza” all'interno dell'area di pratica professionale denominata “Psicologia dell'emergenza”, il quale interviene nei contesti emergenziali, che possono essere eventi naturali (terremoti, alluvioni, tsunami...) o eventi per mano dell'uomo (attacchi terroristici, incidenti, guerre...), inclusi eventi di vita quotidiana (incidenti stradali, incidenti domestici, annegamenti, incidenti in montagna, suicidi o omicidi, morti improvvise...). Lo psicologo dell'emergenza si prende cura delle vittime primarie (primo aiuto psicologico sul campo), ma anche dei loro familiari ed amici, cosi come dei soccorritori e della comunità dove gli eventi critici si sono verificati. L'intervento psicologico in emergenza include, inoltre, programmi di previsione e prevenzione dei rischi, di programmazione e gestione dei soccorsi e di formazione psicosociale dei soccorritori. Negli ultimi anni, di pari passo con il crescente bisogno e gli eventi critici accaduti, la psicologia dell'emergenza, in Italia, sta affermando la sua ragion d'essere, ma rimane da definire, in maniera più chiara e maggiormente condivisa, sia il profilo dello psicologo dell'emergenza, sia gli standard minimi di formazione. Ciò che troviamo inammissibile è che solo e soltanto il volontariato, riconosciuto all'interno della Protezione Civile, goda dei benefici di legge; mentre riguardo gli interventi psicologici nelle “emergenze quotidiane sanitarie e sociali” risultano presenti buone pratiche in alcune regioni, ma non esiste una normativa ufficiale né linee guida condivise sulle modalità di intervento. Ci auspichiamo che quanto affermato possa diventare oggetto di discussione e confronto con le istituzioni, che il Consiglio Nazionale dell'Ordine si appresti a considerare, con il Ministero della Salute, anche il profilo di “psicologo dell'emergenza” cosi da tracciare i confini di questa nuova professione, rispondere alle urgenze provenienti dal contesto, garantendo le opportune tutele del professionista.


➡️ PSICOLOGIA NELL'AMBITO DELL'ETNOPSICHIATRIA E INTERCULTURALITA' La società italiana contemporanea è attraversata, sempre più, da flussi migratori: c’è chi cerca di migliorare la propria condizione, i cosiddetti “migranti economici”, e c’è chi fugge da un paese in guerra, da persecuzioni politiche, religiose o da situazioni di violenza. I servizi educativi, scolastici, sanitari e sociali hanno visto, infatti, trasformare la propria utenza manifestando la necessità di avere più strumenti per leggere i bisogni della popolazione attraverso una lente socio-culturale. La globalizzazione e i nuovi flussi migratori impongono alla psicologia la necessità di fondare un discorso culturale che miri a costruire una nuova teoria e una nuova pratica clinica che, accogliendo le sfide della salute nelle società “meticce”, diano pari dignità alle diverse culture. In questo nuovo ambito, lo psicologo impara ad occuparsi della “salute” in senso più ampio, affrontando concezioni diverse e “culturalmente definite” di salute e malattia, in costante sinergia con altre figure professionali dell'ambito sanitario, sociale, legale e della mediazione linguistico-culturale, col fine di promuovere la salute mentale e l'inclusione sociale.


➡️ PSICOLOGIA NELL'ACCOGLIENZA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI Come accennato in precedenza, il flusso migratorio, nel nostro Paese, rappresenta un fenomeno costante e in crescita, e di conseguenza, lo è la presenza di minori stranieri non accompagnati (MSNA). Alla luce di tale realtà, risulta necessario integrare alla logica di emergenza, un sistema di protezione integrale dei diritti e di accoglienza. In questo cambiamento, la nostra professione risulta fondamentale, come la stessa OMS (Piano d'Azione per la salute mentale 2013/2020) suggerisce, in tutte le fasi di accoglienza del minore vulnerabile, dal primo contatto, all'orientamento e alla cura. L'obiettivo del nostro intervento è quello di mettere in sicurezza il minore, alleviando eventuali sintomi post-traumatici e l'eventuale isolamento sociale a cui spesso incorrono, fattori che aumenterebbero il rischio di sviluppare gravi patologie connesse alla salute mentale.


➡️ PSICOLOGIA DELL'ASSISTENZA UMANITARIA E DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO Il periodo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta ha rappresentato una fase topica nel percorso di integrazione della Psicologia nel mondo dell’Assistenza umanitaria; pensiamo alle guerre jugoslave, bosniaca, kossovara in cui l'assistenza psicologica alle vittime dei conflitti si è affiancata ai tradizionali interventi di tipo sanitario, nutrizionale, abitativo e socio-assistenziale, caratteristici degli interventi nelle emergenze complesse. Prima di allora, la psicologia era stata avulsa da tale contesto, così come da quello della cooperazione allo sviluppo. Il panorama oggi è ben diverso, è un panorama in movimento che, proprio in questi anni, sta definendo i contorni di un nuovo ambito della psicologia applicata, innestato nel tronco della psicologia dell’emergenza, ma con caratteristiche proprie che ne fanno un campo di studio e di ricerca autonomo, con uno specifico bagaglio di conoscenze e di competenze. La complessità di intervento in questo nuovo ambito è legata, oltre alle condizioni di emergenza, ad altri fattori come la multidisciplinarità, la transculturalità e l'instabilità dei contesti sociali in cui si opera. Il contributo dello psicologo prevede, oltre al supporto psicologico a favore delle popolazioni colpite da guerre, catastrofi o da emergenze, anche la consulenza nella progettazione di interventi preventivi e di sviluppo, a medio e lungo termine, nei programmi umanitari.


➡️ PSICOLOGIA DEGLI ENTI LOCALI E DEL TERRITORIO Nel Novembre del 2000, è stata pubblicata la “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, secondo cui “la Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia”(Legge 328/2000). Nel contesto, ancora in evoluzione, del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e scolastici (es. Piani di Zona e Ambiti Comunali) emerge l'esigenza, da parte di famiglie ed operatori, di un maggiore supporto e orientamento nel fronteggiare temi di pertinenza psicologica che non rientrano tra i servizi psicologici previsti dall'ambito sanitario. Nel settembre 2012, l'Ordine degli Psicologi della Campania lancia una raccolta di firme per una proposta di legge, ad iniziativa popolare, per istituire la figura dello "Psicologo del Territorio", finalizzato a “interventi in contesti residenziali e semi-residenziali per soggetti con fragilità sociale” e, nel 2013, viene approvata all'unanimità dalla Commissione Regionale per i Servizi Sociali, dando vita ai "Servizi di psicologia territoriale" introducendo, in maniera strutturata, questa figura nei settori dei servizi sociali e della scuola in Campania. Lo psicologo del territorio opera nel servizio psicosociale e scolastico degli enti locali e si propone di migliorare la qualità della vita locale ed il benessere della comunità, attraverso l'analisi e la lettura di eventuali criticità, l'individuazione di strategie efficaci, azioni di inclusione sociale, l'affermazione dei principi di solidarietà sociale, sussidiarietà e partecipazione attiva dei cittadini. Il modello Campano ha dato il via ad una serie di sperimentazioni consistenti nell'inserimento dello psicologo all'interno dei servizi sociali e negli enti locali (es. Puglia, Veneto...). Ci auspichiamo che tali esperienze possano estendersi alle altre Regioni Italiane, tra cui il Piemonte, e possano cessare la loro fase sperimentale per diventare effettive realtà.


➡️ PSICOLOGIA NELLE FORZE ARMATE I dipendenti delle Forze dell'Ordine, in virtù delle loro mansioni lavorative, possono essere esposti a eventi critici, a forme di traumatizzazione dirette o vicarie (ferite gravi, suicidio o morte collega, incidenti...) che, se non affrontati adeguatamente, possono creare conseguenze significative legate allo stress post-traumatico e incidere profondamente nella qualità della vita. La partecipazione ad attività di formazione permette agli operatori di acquisire strumenti per la gestione delle situazioni ad alto impatto emotivo, cosi come la possibilità di usufruire di interventi psicologici aiuta a elaborare la sofferenza e il disagio che può emergere in talune circostanze. Lo “psicologo in ambito forze dell'ordine e polizie municipali”, attraverso l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento propri dello psicologo, opera all'interno o in collaborazione con le Forze dell'Ordine e Polizie Municipali attivando risorse e permettendo una migliore resilienza individuale e gruppale.


➡️ PSICOLOGIA NELL'AMBITO DELLA NUTRIZIONE E DELL'EDUCAZIONE ALIMENTARE La letteratura odierna mostra un'ulteriore urgenza contemporanea relativa all'approccio disfunzionale al cibo. Numerose ricerche nazionali e internazionali mostrano come l'obesità infantile sia in aumento e come questo dato non sia esclusivamente da associare a mancanza di educazione alimentare ma, generalmente, sia correlato alla propria storia di vita e, nello specifico, a storie traumatiche (inclusi microtraumi relazionali). Allo stesso modo, i disturbi alimentari (anoressia e bulimia) rappresentano una piaga sociale, un male del nostro secolo, rientrando tra le prime cause di morte Chiaramente, tutto ciò non è comprensibile valutando esclusivamente l'aspetto nutrizionale, è necessario intervenire a livello psicologico/psicoterapeutico per trattare, o meglio, prevenire tali disagi. Lo psicologo che lavora nell'ambito della nutrizione e dell'educazione alimentare è il professionista che integra il bagaglio psicologico con le conoscenze in ambito della nutrizione, intervenendo nelle scuole e nelle istituzioni, cosi come nella popolazione in generale, in un'ottica di prevenzione e promozione di stili di vita sani.

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