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Il Programma di PAZ

Aggiornamento: 31 ott 2019








Crediamo che le idee siano la nostra forza. Per questo motivo, pubblicheremo per ogni punto del nostro programma un approfondimento.


TUTELA


Il compito primario di ogni Ordine Professionale è rappresentato dalla tutela degli interessi connessi all'esercizio della professione.

Questo compito si concretizza nella garanzia di un percorso formativo coerente con le competenze professionali e la tutela di tali competenze, nel tentativo di coniugare la salvaguardia della professione e l’interesse dell’utenza. L’Ordine Professionale si fa anche garante del riconoscimento formale della professione da parte dell’autorità politica.

Riteniamo quindi doveroso lavorare su tre tipi di tutela:


TUTELA DEGLI ISCRITTI: garantire un’offerta formativa che possa soddisfare il bisogno di aggiornamento continuo. In questo contesto, si avverte l’esigenza di promuovere, finanziare e divulgare le attività di ricerca, condividendo con l’Università la responsabilità della formazione e dell’aggiornamento dei professionisti della salute mentale.


TUTELA DELL’UTENZA: contrastare ogni forma di abusivismo ed esprimere una posizione ufficiale nelle tematiche socialmente rilevanti.


TUTELA ISTITUZIONALE: valorizzare il ruolo della psicologia attraverso la partecipazione attiva ai tavoli istituzionali (es. sanità, università, regione, scuole).


PAZ si propone di:


1. Creare un meccanismo di accoglienza delle istanze se presentate da un numero rappresentativo degli iscritti.

2. Rendere il bilancio dettagliato e chiaro nelle singole voci, affinché sia più comprensibile e accessibile a chiunque desideri consultarlo.

3. Implementare i Forum tematici e i Gruppi di Lavoro per favorire la condivisione e l’incontro tra i colleghi e sviluppare le aree tematiche della psicologia.

4. Istituire un UFFICIO STAMPA che possa agevolare la comunicazione nei confronti dell’utenza, degli iscritti e delle istituzioni; con lo scopo di migliorare la divulgazione di informazioni scientifiche ed istituzionali, in modo autorevole e per promuovere una corretta cultura psicologica.

5. Affrontare la problematica dell’elevato numero di psicologi presenti sul territorio nazionale (passati da circa 30.000 unità nel 1998 a circa 110.000 unità nel 2018) attraverso azioni concertate tra Ordini regionali, CNOP, Università, MIUR.

Agire a livello istituzionale per fare in modo che nei Comitati Etici siano presenti gli psicologi al fianco degli altri professionisti.



TIROCINIO VOLONTARIATO


Il tirocinio post lauream e quello legato al percorso della Scuola di Specializzazione si caratterizzano come momenti fondamentali per la preparazione dei giovani psicologi e psicoterapeuti in formazione. Tuttavia, l’esperienza di tirocinio si trasforma spesso in una perdita di tempo o in una condizione di sfruttamento per lo psicologo, principalmente per due ragioni:

- richieste informali e pressioni a svolgere un monte ore più elevato rispetto a quanto previsto;

- attribuzioni di mansioni non adeguate che esulano dall’offerta formativa pattuita.

È quindi necessaria una ridefinizione del tirocinio che permetta ai giovani psicologi di completare la formazione con meno ostacoli e criticità (economiche, di tempo e rispetto ai compiti inappropriati per profilo e quantità).

Le ASL e i servizi territoriali piemontesi prevedono inoltre la possibilità, per psicologi e psicoterapeuti, di svolgere ore di “frequenza volontaria allo scopo di incrementare ulteriormente le proprie competenze professionali”[1].

Riconoscendo pienamente la pregnanza e l'importanza del volontariato come azione sociale, risulta fondamentale distinguerlo da ciò che è in realtà una forma di lavoro non retribuito. Quest’ultimo rischia spesso di rivelarsi la maschera di un'azione mossa da un tornaconto personale e professionale (es. erogazione di una borsa di studio, collaborazione lavorativa, accesso ad un posto all'interno del servizio); si presta, infatti, ad essere usato come una sorta di ricatto o di promessa di occupazione futura: “Dopo un indefinito periodo di frequenza volontaria, potrebbero forse comparire opportunità di collaborazione con il servizio” è il messaggio implicito che spesso accompagna il percorso di tirocinio. Nei casi più gravi, le ore di frequenza volontaria sono addirittura un prerequisito per poter svolgere le ore di tirocinio.

Questi fenomeni portano ad alcune riflessioni: la presenza di volontari e di tirocinanti a cui è richiesto lavoro extra colmano la carenza di personale nel servizio sanitario pubblico, limitando così la ricerca di soluzioni e la creazione di opportunità lavorative e rinforzando il meccanismo del blocco di assunzioni e di turn-over all’interno dei servizi stessi. Viene inoltre operata una selezione lavorativa (e formativa) che premia maggiormente il servilismo piuttosto che le capacità e le competenze professionali e si alimenta così la dinamica dei concorsi costruiti su misura di candidato.

Crediamo che il ruolo del tirocinante e del professionista debbano essere tutelati, che le prestazioni sanitarie debbano essere garantite da personale in organico e che il Servizio Sanitario Nazionale non debba sfruttare manodopera a costo zero per erogare servizi riconosciuti come diritti del cittadino (L.E.A. - DPCM 12 gennaio 2017).



PAZ si propone di:


1. Agire a livello istituzionale affinché vengano modificati regolamenti e disposizioni in merito.

2. Fare pressione affinché le ore di volontariato non compaiano tra i titoli preferenziali per accedere ai concorsi pubblici.

3. Richiedere che le segnalazioni pervenute siano sottoposte al vaglio della Commissione etica dell’Ordine degli Psicologi.

4. Re istituire presso l’Ordine uno sportello tirocini di specialità che funga da garante della corretta applicazione delle buone prassi e delle normative di riferimento.

5. Preservare il diritto allo studio provvedendo affinché le Scuole di Specializzazione accreditate mettano a disposizione una quota annua di “borse di studio”.

6. Lavorare con le Istituzioni (Regione, ASL) per garantire una formazione più accessibile e adeguata al di fuori dell'Università (Scuole di Specializzazione, ECM); rendere l’Ordine propulsore di un sistema di formazione continua qualitativo e gratuito per gli iscritti.



SANITÀ PUBBLICA


Il 18 Marzo 2017 – ad integrazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 29-11-2001 – è stato pubblicato il D.P.C.M. con i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza[2] (LEA).

L'assistenza Psicologica e Psicoterapeutica è parte dei LEA e, in virtù di ciò, va garantita al cittadino, il quale può accedere e ricevere trattamenti e cure coerenti con il proprio bisogno, indipendentemente dalla propria condizione socioeconomica. I bisogni psicologici sono “diritti esigibili” al pari di altri bisogni di salute.

Il 15 Settembre 2016, viene promulgato il “Piano Nazionale Cronicità” volto a far fronte ad un'urgenza sanitaria nazionale e mondiale: si stima che circa il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale sia oggi speso per la gestione delle malattie croniche. All'interno del Piano, gli psicologi assumono un ruolo di rilievo nella gestione della patologia e nella prevenzione e promozione di stili di vita sani.

Il 22 Marzo 2018, viene firmato il decreto relativo al riordino delle professioni sanitarie[3] (Legge 3 del 2018) tra le quali adesso figurano le professioni dello psicologo e dello psicoterapeuta. Il 19 Giugno 2019, viene approvato in via definitiva il “Decreto Calabria”, che legittima la presenza degli Psicologi negli ambulatori dei Medici di Medicina Generale (ex medici di base), definendo la figura dello “Psicologo delle Cure Primarie”.

A seguito di questi cambiamenti legislativi, tuttavia, non sono ancora stati attuati in Piemonte ampliamenti di organico nelle strutture sanitarie pubbliche, a fronte invece di regioni italiane che hanno già provveduto ad adottare misure che prevedono l’introduzione del cosiddetto “Psicologo di base”[4].



PAZ si propone di:


1. Presenziare ai tavoli in cui verranno discussi i decreti attuativi, mettendo in risalto il calcolo dei fabbisogni dei cittadini e monitorando la concretizzazione di quanto stabilito nel Decreto.

2. Farsi portavoce delle problematiche urgenti che riguardano la nostra categoria professionale.

3. Sollecitare affinché vengano elaborate nuove forme di collaborazione pubblico/privato che vengano incontro ai professionisti, alle strutture e al cittadino.

4. Riconsiderare, tornando ad essere oggetto di discussione, la Dgr. 29/2015 e successive modifiche- inerente il riordino della rete dei servizi residenziali della Psichiatria (vedi oltre paragrafo “Lavoro – residenzialità psichiatrica”)



LAVORO


Parlando di lavoro, ci si imbatte spesso nella questione legata al rapporto tra iscritti all’Albo e domanda del mercato, che apparentemente si presenta come saturo. Sappiamo tuttavia come la richiesta di interventi psicologici e il disagio siano in aumento. I mutamenti tecnologici, geografici, sociali ed economici hanno portato ad una ridefinizione dei bisogni individuali e collettivi, caratterizzati da nuove forme di relazione e di aggregazione sociale. Si pone pertanto l’urgenza di una riflessione condivisa, sia sul piano culturale che a livello istituzionale, sulla definizione del ruolo dello psicologo e dello psicoterapeuta nei diversi ambiti di intervento.


SERVIZI PUBBLICI

La maggior parte degli psicologi che lavorano nei servizi pubblici, ad oggi, è in regime di convenzione. Questa tipologia di contratto genera, innanzitutto, l’impossibilità di fare avanzamenti di carriera (ad esempio, andando a ricoprire ruoli dirigenziali); in secondo luogo, non esistono forme di tutela in caso di chiusura del servizio; infine, la pensione è a carico dell’ENPAP e non dell’INPS, con conseguente differenza di importo percepito (anche connesso all’impossibilità di avanzamento professionale). L’Ordine dovrebbe porsi attivamente in dialogo con le Istituzioni (Assessorato alla Sanità, ASL) mettendo in risalto la necessità di integrare nell’organico psicologi dipendenti e quindi sottolineando l’urgenza di sbloccare le assunzioni tramite appositi concorsi.


RESIDENZIALITA’ PSICHIATRICA

La DGR 29, la cui entrata in vigore è stata sospesa dall’attuale giunta regionale, prevede la riorganizzazione dell'intera filiera dei servizi di salute mentale del Piemonte secondo un modello spersonalizzante e tecnocratico, del tutto incapace di confrontarsi con la complessità della cosiddetta “malattia mentale”. La psicologia sa che i pazienti psichiatrici, per essere aiutati, hanno bisogno di interventi multipli, non solo di tipo assistenziale, ma soprattutto di impronta terapeutica e riabilitativa. La delibera, invece, riducendo e squalificando la cura del paziente psichiatrico a mero intervento di custodia, stabilisce la riduzione drastica di tutto il personale riabilitativo, con la conseguente più o meno totale espulsione degli psicologi dalle equipe curanti.


SCUOLA

Un’indagine del CNOP (2003/2006)[5] emerge come gli insegnanti ritengano importante la collaborazione con la figura dello psicologo, soprattutto nel migliorare le relazioni tra la scuola e le famiglie, nella gestione dei comportamenti aggressivi, nella presa in carico di alunni con maggiori difficoltà.


MALATTIE CRONICHE

In Italia il 37,9% della popolazione (23 milioni di persone) è interessata da almeno una patologia cronica. Questo porta a delle riflessioni in termini di:

Conseguenze: le persone che soffrono di patologie fisiche riportano dal 30% al 46% l'incidenza di condizioni di psicopatologia.

Cause: l’abuso fisico o sessuale aumenta l'incidenza dal 30 al 40% del diabete e si arriva al 90% in presenza di una condizione di forte trascuratezza affettiva protratta.

Costi: le patologie croniche rappresentano oltre il 70% della spesa sanitaria (3500 euro a persona per anno, ovvero 2,8 miliardi di euro)[6].

In queste statistiche, non sono incluse le conseguenze sulle famiglie del malato cronico, in particolar modo se questo è un bambino o un anziano.


NUOVI AMBITI

Come evidenziato da una recente indagine del CNOP[7] è necessario promuovere la diffusione di una corretta definizione della figura dello psicologo in quelli che vengono definiti “ambiti emergenti”. Nello specifico: psicologo in ambito di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, psicologo in ambito emergenziale, psicologo in ambito dell’assistenza umanitaria e della cooperazione allo sviluppo, psicologo degli enti locali e del territorio, psicologo in ambito delle forze armate, psicologo in ambito di etnopsichiatria e interculturalità, psicologo in ambito nutrizione ed educazione alimentare.



PAZ si propone di:


1. Promuovere, ed eventualmente finanziare, attività di ricerca che portino dati a supporto delle proposte politiche.

2. Formare rete con gli altri ordini professionali (infermieri, assistenti sociali, medici, insegnanti, etc.) per coordinare coralmente proposte ministeriali.

3. Ripensare il ruolo della psicologia nel contribuire all'attuazione di un modello di Salute Mentale che pone al centro la persona e non la malattia, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro permanente che garantisca una riflessione costante sulla Salute Mentale e sul ruolo che in essa potrebbe svolgere la psicologia.

4. Promuovere, presso i Servizi e la popolazione, iniziative che favoriscano lo sviluppo di una cultura della Salute Mentale improntata alla centralità della persona, alla centralità del territorio e del Servizio Pubblico, all’inserimento strutturale dei servizi di etnopsichiatria ed etnopsicologia nel Servizio Pubblico, alla centralità dell'inclusione sociale di tutti gli utenti.

5. Promuovere il ruolo dello psicologo a livello regionale tramite iniziative formative e informative per gli iscritti e per la popolazione.






[5] Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (2006). Psicologi e scuola. Un’indagine esplorativa.


[6] Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, (2019). Il ruolo dello psicologo nel Piano nazionale cronicità. Quaderni del CNOP, n.2.


[7] Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, (2019). Ambiti emergenti in psicologia. Quaderni del CNOP, n.4.

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